Perchè lo Smart Working non prende piede ? O meglio, perchè lo Smart Working “come tutti vorremmo” non prende piede ?
Chi si aspetta di trovare le risposte definitive alla fine di questo articolo rimarrà deluso perchè, semplicemente, io non le ho e forse non le ha nessuno.
Personalmente tre mesi fa ero molto fiducioso sulla scossa che lo shock COVID-19 avrebbe potuto dare, ma ora mi rendo conto che sulle scelte di cambiamento, anche le più logiche, influiscono tutta una serie di paure e le paure spesso non vanno d’accordo con la logica. La più grande è la paura della perdita dello status quo ma non è la sola. Ci sono migliaia di fattori che contribuiscono a gettare sabbia negli ingranaggi del rinnovamento.
Personalmente considero Smart Working solo quello che mi permette di lavorare dall’ufficio o presso clienti, da casa o in vacanza.
Quello che mi permette di sospendere il lavoro perchè ho una urgenza di natura diversa. Quello che mi permette di lavorare da ogni PC, tablet o smartphone che posso avere a disposizione, portando con me solo una chiavetta o magari neanche quella.
Ma soprattutto, per essere vero Smart Working si deve riuscire a quantificare il lavoro svolto in un determinato periodo di tempo.
In molti settori era già pienamente operativo prima del lockdown (penso al giornalismo ad esempio) e altri hanno fatto passi da gigante in questi mesi (ricordate i primi talk show in TV ? Fatti solo attraverso Skype con la voce che andava e veniva).
Ora i broadcast si sono organizzati portando segnali migliori almeno presso le case degli ospiti più importanti. Le spese sono sempre inferiori del costo di biglietto aereo e hotel per gli ospiti, anche se sono sicuro che questo non troverà d’accordo gli albergatori (e forse neppure gli stessi ospiti che devono rinunciare a qualche benefit).
E la scuola ? Come Smartworker padre di 3 studenti conosco bene quante difficoltà si sono presentate in questi mesi tra PC contesi e connessioni che andavano e venivano.
Ma era una situazione di emergenza a cui nessuno era preparato. Perchè ora si vuole fare totalmente marcia indietro ?
Se si volesse si potrebbero trovare soluzioni miste. Mi sono posto questo problema solo negli ultimi 5 minuti ma posso già proporre di dedicare un paio di giorni alla settimana alle sole lezioni, con telecamera in aula che riprende la lezione, lasciando liberi gli studenti che lo desiderano di seguire da casa. Lo streaming potrebbe essere lasciato disponibile per alcune settimane per essere rivisto dai ragazzi. Posso capire che agli insegnanti possa non piacere anche per ragioni non legate all’apprendimento.
Non è applicabile alle scuole elementari ? Parzialmente vero, ma se cominciamo da licei e istituti tecnici (le università già in parte lo fanno) altre scuole seguiranno.
Ma non è tutto qui. Siamo tutti d’accordo che la scuola italiana come è ora non funziona ma non vogliamo usare strumenti interattivi, ne a casa, ne in classe. E non è questione di soldi perchè molti presidi lo stanno facendo con i pochi Euro che hanno in cassa ma purtroppo sono mosche bianche.
E la sanità ? Ci voleva una pandemia per consentire ad un medico di famiglia di inviare una ricetta ad una farmacia che si adoperasse per la consegna.
Anche le regioni che hanno fascicoli sanitari elettronici che funzionano spesso si perdono nella burocrazia e a volte non permettono che i diversi attori si parlino telematicamente.
Nessuno pretende la consegna del farmaco a domicilio ma tutti gli altri passaggi si possono e si devono fare senza che nessuno si debba spostare.
E la PA ? Negli uffici pubblici (ma questo vale anche per la grande impresa) è difficile quantificare il lavoro svolto e quindi si è sempre usato il metro della “presenza”, così si cerca di rimanere al lavoro 5 minuti in più del capoufficio.
Ho paura che questo modo di pensare negli anni sia diventato endemico a tutti i livelli gerarchici. Difficile anche qui parlare di Smart Working se in passato neppure il lavoro sempre più precario e mal pagato è stato uno stimolo per trovare soluzioni alternative.
E le PMI ? Qui si apre il capitolo più doloroso per me perchè sono almeno dieci anni che dedico il mio lavoro a trovare soluzioni Smart.
Gea.Net è una soluzione Smart al 100% sia per gli utenti che lo desiderano, sia per gli sviluppatori. Col tempo ho convinto colleghi e clienti che è molto meglio confrontarsi tramite Skype piuttosto che fare interminabili riunioni, che spesso non portano a niente, intorno a un tavolo in qualche ufficio a qualche centinaia di chilometri da casa. Si risparmia il tempo del viaggio, le riunioni durano meno e, magicamente, arrivano anche le soluzioni. Provare per credere.
Per gli sviluppatori : invece di scrivere e testare tutti la stessa modifica al software non è più produttivo condividere pezzi di codice sorgente ? Risultati migliori, zero tempo.
Ma se i colleghi hanno sposato prontamente questa filosofia, la maggior parte degli utenti ancora ora chiedono installazioni on site e presenza fisica per la formazione.
Naturalmente non tutto si può fare on line. Se devo spedire della merce, qualcuno in sede che apra la porta al corriere ci deve essere. Ma per tutto il resto un ERP può essere utilizzato da remoto esattamente come in ufficio, senza neppure grossi problemi di banda insufficiente perchè viaggiano dati e solo raramente immagini o video.
Credevo che questo fosse il momento giusto per migliorare anche il loro lavoro ma nella mia ingenuità non consideravo la atavica paura del nuovo. Quindi le mie proposte si fermano sempre di fronte alle stesse frasi : i dati devono rimanere su un server in sede, i documenti devono sempre essere stampati e prontamente riposti nel raccoglitore, l’impiegata deve essere alla scrivania altrimenti vuol dire che non lavora, non mi serve consultare lo smartphone quando sono in giro perchè mi basta fare una telefonata in ufficio.
Anche in questo caso il costo non è il fattore determinante, anzi permetterebbe di ridurre di molto il TCO.
La Comunità Europea invoca una rivoluzione verde e digitale ma il primo semplice passaggio, lo Smart Working, si sta impantanando senza che nessuno si preoccupi più di tanto di spiegare chiaramente i vantaggi economici e sociali che potrebbe portare, minor traffico/inquinamento e maggior tempo libero in primis.
Sulla insostenibilità dello spreco di risorse e sulla libertà mi vengono in mente due frasi dell’ex presidente uruguaiano, Pepe Mujica, che dovremmo ricordare sempre :
“Viviamo una vita di rifiuti e sprechi, che non è altro che un conto regressivo contro la natura e contro il futuro dell’umanità”
“Essere liberi è passare la maggior parte del tempo della nostra vita a fare quello che ci piace”.
Questa paginetta rimarrà in linea per anni e Dio non voglia che, quando nel 2030 qualcuno ci si dovesse imbattere, la trovi ancora molto attuale.