Agli fine degli anni 80 i giochi di società erano molto di moda. Allora ero giovane e disponevo di parecchio tempo libero per cui ero solito ritrovarmi con gli amici e passare ore a giocare a volte anche fino a notte fonda. C’è stato un periodo in cui ci siamo dedicati a giocare a Monopoli per il quale avevo messo a punto una strategia a prova di bomba. Lo scopo era comprare almeno un terreno di ogni colore nelle prime battute del gioco, o perchè ci capitavo sopra oppure acquistandolo da un avversario pagandolo una cifra esorbitante. Solitamente dopo un paio di giri avevo realizzato il mio obiettivo e a volte ero quasi senza contante ma da quel momento cominciavo a fare scambi che all’apparenza erano inspiegabili e fallimentari. Ad esempio scambiavo “Parco della Vittoria” per “Bastioni Gran Sasso” con altro un concorrente ma che dava ad entrambi la possibilità di costruire sia sui terreni Blu che su quelli Viola. Per chi non conosce Monopoli va detto che i terreni Blu, di cui ero solito accontentarmi, hanno un valore economico decisamente inferiore ai Viola quindi era uno di quegli affari a cui l’altro concorrente non poteva dire di no. Ma alla base di questo scambio c’era un contratto alla pari per cui io non avrei pagato passando sui suoi terreni e viceversa, inoltre in caso di necessità di denaro da parte di uno dei due l’altro aveva diritto di prelazione sul riacquisto di quanto scambiato. Non so se nelle regole ufficiali del Monopoli fossero contemplati i contratti privati ma per noi erano possibili.
Dopo il primo scambio ero solito farne un secondo simile ma con un altro concorrente, sempre apparentemente a suo favore. Da quel momento ero certo di avere vinto la partita, dovevo solo aspettare. Se capitava l’occasione facevo scambi simili ma non necessariamente in perdita, magari erano alla pari o a mio vantaggio però non accettavo mai accordi che non prevedessero un contratto sulla falsariga dei precedenti. Con il passare dei giri ai diversi concorrenti si presentavano difficoltà economiche per cui arrivavano a propormi quello che avevano rifiutato qualche giro prima e dopo un paio di ore la partita finiva.
In una delle ultime partite a Monopoli che abbiamo fatto prima di passare ad un altro gioco più divertente, ero stato particolarmente sfortunato per cui gli unici accordi che ero riuscito a stipulare mi vedevano proprietario dei terreni di più basso valore. Naturalmente non pagavo sugli altri ma la partita si stava protraendo da troppo tempo e avevo voglia di andarmene a dormire quindi per congedare tutti ho cercato di spiegare la tesi per cui, se avessimo giocato per giorni, avrei vinto io. I miei amici avevano un quoziente intellettivo medio alto ma ci sono voluti diversi minuti perchè fossero tutti convinti che in quelle condizioni la vittoria non era più questione di fortuna ma di matematica.
La mente umana vede il vantaggio immediato per se stessi ma non vede il danno per la comunità e men che meno i riverberi degli svantaggi personali che ne avremo in futuro. Una simile strategia la troviamo applicata in diversi modi anche ai giorni nostri, a partire dalle grandi società di software. Quando crediamo che siano benefattrici perchè ci stanno concedendo un servizio a basso costo o gratuito in realtà ci stanno stringendo le mani intorno al collo e ce ne accorgeremo solo tra qualche tempo.
Ma per tornare al nostro ludico gruppo, una volta passata la febbre da Monopoli ci siamo dedicati a Risiko. Volete conoscere anche la strategia vincente del Risiko ? Beh, è molto simile, tutto sommato. Ma per avere maggiori dettagli bisognerebbe chiedere a Hitler e ai politici Europei dell’epoca che con i loro paraocchi gli hanno quasi permesso di vincere la partita.