Database in cloud: Come combinare un grosso guaio

Per quanto si possa sollecitare gli utenti a fare costantemente le copie dei propri dati, cosa che peraltro non tutti si prendono la briga di fare, in un paio di occasioni ho riscontrato a malincuore che c’è chi è riuscito a stupirmi. Allora ho pensato di scrivere questo breve articolo per invitarvi a fare un viaggio nell’orrore, sperando che sia di monito a tutti.

Partiamo da un punto fermo. Spostare il database in cloud è grosso vantaggio per l’utente perchè si incarica il provider di fare una copia dei dati quotidianamente. Questo però non deve essere un alibi a non fare mai le copie. Certo, ci si può permettere di farle con una minor frequenza, ma una copia in locale, seppur della settimana prima, deve sempre esserci.
Ma volete una statistica fatta su due piedi: oltre la metà degli utenti non ha una copia locale, neppure vecchia di sei mesi.
Già questo sarebbe una grave mancanza ma purtroppo non è la cosa peggiore. A distanza di qualche mese, l’abitudine a non fare mai le copie, comporta che l’utente non abbia più idea di dove risiedono i propri dati.

Ecco allora che quando la web agency di turno si propone di fare un nuovo sito sfavillante il disastro si sta per compiere.
Il primo passo è la ricerca di un nome adeguato per il nuovo dominio, operazione che spesso è di competenza di un ragazzo che lavora in azienda da pochi mesi. Egli trova un nome che suona proprio bene e (guarda il caso fortunato) appartiene proprio all’azienda cliente. Non si pone alcuna domanda ma chiede al cliente di usare proprio quel nome.
Peccato che quel dominio è proprio quello che ospita il database aziendale con tanto di servizi annessi e peccato che il responsabile dell’azienda cliente, a cui quel nome non dice niente e preso da mille incombenze, dia subito il consenso a cuor leggero.
Ma anche la web agency è presa da mille incombenze per cui l’ultima cosa che viene in mente è di fare una copia preventiva del contenuto del dominio o anche solo guardare cosa vi è contenuto.
Anzi, per accelerare la migrazione verso il provider con cui opera solitamente, manda subito la disdetta al vecchio provider.
A questo punto il disastro è completo perchè il vecchio provider (su cui risiede il database aziendale) viene sollevato da ogni obbligo e l’azienda utente non ha una copia locale dei dati.

Il giorno seguente il nostro utente cerca di fare le fatture come ha sempre fatto e solo allora si accorge di averla combinata grossa. Ora l’unica soluzione è cercare di trovare un accordo commerciale con il vecchio provider, sperando sia possibile recuperare un vecchio backup, ma il conto da pagare sarà molto salato.

E’ vero, in questo scenario dell’orrore siamo in presenza di diverse gravi leggerezze, ma la realtà è che mi si è presentato già in un paio di occasioni.
In un caso siamo stati fortunati perchè un paio di settimane prima avevo dovuto eseguire operazioni di manutenzione sul database, per cui sono riuscito a recuperare una copia dal mio PC.
Nel secondo caso l’utente è dovuto ripartire da zero e per fortuna, avendo pochi clienti e articoli e non tenendo la contabilità, se lo è potuto permettere.

Dopo avere letto questo, c’è ancora qualcuno che pensa che fare la copia dei dati sia solo una inutile perdita di tempo ?

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